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Aldo-McGregor, la rete in fermento. E Rockhold aspetta Weidman...

  • Redazione
  • 2 dic 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

Vince Aldo, vince Conor, non si combatte: mancano dieci giorni all'evento più atteso della stagione UFC, in programma alla MGM Grand Arena di Las Vegas per sabato 12 dicembre.

Una card stellare: Aldo e McGregor, Weidman, Yoel Romero, Faber.

Il match dei pesi piuma catalizza completamente l'interesse dei fan, che attendono lo scontro tra i due fighter da quasi un anno. La marcia trionfale di McGregor verso la cintura avrebbe dovuto concludersi già lo scorso luglio, quando il match titolato saltò (non senza polemiche) a causa di un infortunio (vero? presunto? simulato?) di José Aldo. Conor non vede l'ora: dopo aver messo in fila Siver, Mendes, Hollaway, Poirier e Brandao, vuole aggiungere un'altra tacca, ad un'altra e più preziosa cintura: quella di Undisputed Featherweight Champion. Paradossale che l'acronimo del titolo sia analogo a quello della promotion, come a volerci ricordare che Aldo vs McGregor è la pura essenza della UFC.

Il match è aperto, la rete è divisa sull'esito: i puristi, tanti cazzotti e poca chiacchiera, tengono per il brasiliano; i progressisti invece apprezzano Conor, per il suo stile spregiudicato e la sua capacità di bucare lo schermo, degna forse più delle pantomime WWE che dello sport della gabbia.

Aldo è dedizione e botte da orbi, Conor è uno showman come pochi in giro per il mondo. Prevedere l'esito del match è, mai come stavolta, improbabile. Entrambi i contendenti ci hanno abituati a un bagaglio tecnico di livello eccelso, a risultati davvero convincenti, che si traducono in record di tutto rispetto (Aldo vanta un record di 25 vittorie ed una sola sconfitta, McGregor un 18-2 non meno dignitoso). Entrambi arrivano alla sfida dopo aver sconfitto Chad Mendes (17-3).

L'unica perplessità in capo al campione José Aldo è motivata dalla lunga assenza dall'ottagono: l'ultimo incontro che l'ha visto protagonista risale al 25 ottobre 2014 (UFC 179). Sarà forse questa circostanza a sancire il vincitore? Quale versione di José Aldo troveremo in gabbia? E Conor? Adotterà la stessa strategia vista contro Mendes? Andrà avanti, rischiando di prendere il K.O., con conseguente suicidio di Dana White, che in un mese perderebbe entrambi i figli prediletti (Ronda-Conor)? Se questo match fosse un gioco enigmistico, sarebbe sicuramente un crittografato: José Aldo ha disputato ben trenta riprese in UFC, vincendo due match per K.O. (Mendes 1 e Korean Zombie). È uno che la tira per le lunghe, i suoi match arrivano spesso alla fine, la sua demolizione dell'avversario è lenta ed inesorabile, i suoi low kick hanno l'esplosività di una mina antiuomo (e anche i danni che lasciano sugli arti degli avversari non sono poi tanto diversi dagli esiti delle bombe sotterrate!). Conor è diverso: spaccone, bla bla bla, un brawler. Su sei match in UFC, ne ha conclusi cinque per K.O., è un tipo sbrigativo, dopo deve andare al bar con gli amici, a raccontare le sue memorabili gesta. È sicuramente un personaggio mediaticamente costruito molto bene, ha una mic skill da paura, in gabbia sa picchiare e farsi valere. Vinca il migliore, come sempre dovrebbe accadere nell'ottagono.

Ma UFC 194 non è solo Aldo vs McGregor. Chris Weidman aspetta un'altra vittima illustre, dopo aver contribuito fattivamente al tramonto della leggenda di Anderson Silva. Rockhold ha un curriculum non impressionante, ma nell'ottagono c'è poco di scritto, oltre agli sponsor appesi sui cuscini antishock. Le vittorie contro Boetsch, Machida e Bisping sono un buon biglietto da visita, probabilmente però non sufficiente a mettere in difficoltà il campione dei pesi medi. Rockhold è un gran lottatore, ha vinto più della metà degli incontri per sottomissione. Il background lottatorio di Chris Weidman è ben noto (NCAA, All American, ADCC 2009). In Italia abbiamo imparato a conoscerlo sin dal suo debutto in UFC, quando sconfisse Alessio Sakara in tre epiche riprese, in cui mise in mostra una notevole intelligenza tattica. La caduta del Legionario fu il preambolo ad una carriera di successo nella categoria: un record di 13-0, che annovera gli scalpi dei più forti della categoria. Lawlor, Maia, l'indimenticabile Mark Munoz, due volte Anderson Silva, Lyoto: se sei un medio UFC e non hai ancora perso contro Weidman, probabilmente non stai facendo bene il tuo lavoro... Il pronostico è tutto per il campione, che nel corso degli anni è migliorato notevolmente anche nello striking (chiedete ad Anderson Silva per maggiori chiarimenti...). Altri due match promettono emozioni: il vichingo Gunnar Nelson andrà contro Demian Maia, mentre Yoel Romero affronterà Jacaré Souza.

Il tempo delle chiacchiere è finito, dieci giorni ancora e la gabbia avrà cura di rispondere a tutti i nostri interrogativi.

 
 
 

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