Jeff Monson, il russo stelle e strisce perde in 50 secondi
- Cage News
- 28 dic 2015
- Tempo di lettura: 2 min
Avremmo voluto inizialmente parlare di Jeff Snowman Monson, inserendolo di diritto nell'arca della gloria. Pochi hall of famer possono vantare il suo nutrito curriculum di successi negli sport da combattimento:85 match professionistici di MMA, più volte vincitore dell'ADCC e del Fila world wrestling championship, campione del mondo BJJ nel 2007, un autentico guerriero pensante, con un master in psicologia appeso alla parete. Ben note, tra i fan degli sport da combattimento, sono le sue simpatie politiche di stampo anarchico, che in passato non hanno mancato di fargli passare qualche nottata insonne, nelle centrali di polizia americane.
Ci sarà tempo per inserirlo nel posto che merita, ricordando magari il suo primo match da cittadino russo (passaporto ottenuto nei giorni scorsi), che forse potrebbe aver scritto la parola fine ad una carriera gloriosa ed impareggiabile.
Un venerdì amaro, quello del 25 dicembre scorso, per Jeff Monson, sconfitto per K.O. dopo 50 secondi, da uno sconosciuto pugile camerunense, Donald Njatah Nya, un modesto 11-6 africano che combatte essenzialmente negli stati dell'ex Unione Sovietica.
Il main event di Mix fight combat è durato meno di un minuto: da una parte l'esperto anarchico statunitense, dall'altra l'incognita dall'Africa nera. L'esperienza contro l'anagrafe, Nya vent'anni di differenza tra il russo-americano e il ragazzo di Yaounde. Riassumeremo il match con una metafora militare: Monson sembra un bazooka, prova a caricare il colpo, cerca di mettere nel mirino Nya, che ha un footjob da far invidia a John Travolta. L'underdog invece è molto concentrato, se che se finisse nella mira di Monson finirebbe anzitempo sotto la doccia. Tra i due fighter ci sono almeno 10kg di differenza peso, a favore di Snowman, che nei movimenti appare piuttosto impacciato, a differenza dell'agile avversario. È MMA, ma la strategia sarebbe adattabile anche ad una partita di scacchi: concentrazione alle stelle, gestione del campo di gara, massima attenzione alla distanza e all'allungo, l'attesa per sferrare il colpo decisivo.
Nya attacca con un low kick destro che non impensierisce Monson, poi con un blando sinistro, che fa perdere il paradenti all'esperto americano.
Giusto il tempo di rimettere il bite in bocca, qualche scambio non esaltante, qualche jab di Nya che serve ad aprire la strada ad un diretto destro devastante, che sdraia completamente Monson, davanti agli occhi increduli di un palabasket di Khimki, piccolo centro alle porte di Mosca. L'arbitro separa i contendenti, Nya vola via, spinto con insolita e prontissima foga dall'arbitro. Titoli di coda, fade out sul vincitore che si arrampica sulla gabbia per festeggiare la sua impresa.
Jeff Monson paga il conto: l'eccessivo sviluppo muscolare (che si traduce in minor velocità d'esecuzione), l'impietoso incedere dell'anagrafe (è un classe 1971), la difficoltà a recuperare dagli ultimi incontri combattuti nei mesi scorsi (dieci incontri nel 2015, quattro a settembre, uno a novembre...). In breve l'ostinazione a voler recitare la parte del ventenne, sebbene più vicino ai cinquanta che ai trenta.
Un triste e inesorabile declino per uno dei combattenti più rappresentativi del movimento delle arti marziali miste.
Post recenti
Mostra tuttiNon si può certo dire che, la terza edizione dell'evento promosso dall'accoppiata Merenda-Dandi, nasca sotto una buona stella. Una serie...
Comments