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Aoki vs Sakuraba: Rizin, la macchina del tempo ci riporta indietro di vent'anni...

  • Immagine del redattore: Cage News
    Cage News
  • 30 dic 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

Il titolo è polemico, volutamente polemico. Saremmo scriteriati a contestare il nostro sport, ma l'operato di chi sta dietro le quinte può suscitare malcontenti e critiche. C'era una volta il Pride: il rullo di tamburi, l'orchestra che pompava adrenalina nelle vene, l'orgoglio (si perdoni il gioco di parole interlinguistico) di voler rappresentare un'innovazione regolamentare ed agonistica, nell'ambito degli sport da combatimento. E dove poteva nascere una delle promozioni con un regolamento tanto controverso, quanto appassionante? In Giappone, ovviamente, dove la via del guerriero (il "bushido", n.d.r.) è senz'altro la più battuta.

Le regole sono ridotte all'osso: c'è il soccer kick, il primo round dura 10 minuti, ed il K.O. può essere chiamato solo nell'ultimo minuto. Come dire: pensate pure alla salvaguardia degli atleti, che a contare i soldi pensiamo noi.

Adesso chiudete gli occhi, per le considerazioni e le polemiche avremo tempo: facciamo un gioco di fantasia, uno di quelli che puoi fare con gli amici al bar dopo la sesta birra. Immaginate di avere, riuniti in una serata dedicata alle MMA, i migliori atleti della storia di questo sport: Wand, Overeem, Iceman, Rampage, lo stesso Sakuraba, discusso protagonista degli accadimenti di cronaca di cui andremo a riferire. Quanti spettatori riuscirebbe a racimolare un roster siffatto, pronto a darsi battaglia in una notte?

Non è un segreto che, dalla fine del Pride, le MMA abbiano conosciuto un declino in Giappone. Eppure, nel 2003 al Tokyo Dome erano quasi settantamila: per darvi un'idea, circa 15000 spettatori in più di Holm vs Rousey, quattro volte gli spettatori dell'attesissimo e brevissimo Aldo vs McGregor.

Quello era il Pride: card farcite di campioni, borse da fare invidia ad una manovra finanziaria, mistificazione dello shogun-fighter, regolamenti descritti ampiamente nei codici penali di mezzo mondo. Inutile negare il fascino di quelle competizioni, né gli enormi passi in avanti che hanno prodotto le cosiddette "unified rules", con cui la maggior parte degli appassionati sono abituati a guardare (e valutare) i match, nel 2015. E pensare che, anche grazie agli ammorbidimenti regolamentari, le MMA hanno cominciato a godere di crescente popolarità tra il pubblico, offrendo ai detrattori minori argomenti cui appigliarsi.

Ma il Giappone è così, in Italia lo sappiamo bene. Ed ecco quindi che, per garantire un introito di pubblico non indifferente, si reputa opportuno richiamare sul ring (Rizin combatte ancora sul ring a cinque corde, n.d.r.) Kazu Sakuraba, il quaranteseienne nipponico che vanta in bacheca le teste di Royler, Ryan, Royce e Renzo Gracie, prendendole però da Ralek.

Ad affrontarlo, un altro nome celebre dell'MMA del sol levante, Shinya Aoki, 32enne con uno score di 39 vittorie e 6 sconfitte, poche vittime di rilievo ma tanta fama in Giappone. Il match è noioso: se anche Rizin vuol fare la guerra a UFC sta certo scegliendo la strada peggiore. Sakuraba e Aoki non incantano per tecnica o trance agonistica. Sono cinque minuti di ground and pound del Flying submission master, ai danni del vecchio leone. Cinque interminabili e noiosissimi minuti di brutale ridondanza, senza un minimo accenno di reazione da parte di Sakuraba. L'azione di percussione di Aoki è furente, anche se a tratti imprecisa, la full mount non ha mai reso quel senso di stabilità cui altri fighter ci hanno abituati, e nonostante ciò Sakuraba preferisce incassare, provare a far muro, non riesce ad invertire l'avversario. Rileggete l'ultima frase. Poi fatelo ancora, e ancora, e ancora, per cinque minuti. Iniziate a chiedervi perché l'arbitro, correttamente ma non giustamente, ha lasciato che l'incontro proseguisse: Cerrone, un paio di settimane fa, è andato a fare la doccia per molto meno. Ma le regole del Rizin prevedono che l'arbitro possa interrompere l'incontro solo al nono minuto. Per fortuna ci pensa un'altra regola, sconosciuta alle MMA delle unified rules: il lancio della spugna, da parte dell'angolo di Sakuraba. Sono trascorsi quasi sei minuti di pesantissime punizioni per il Gracie Hunter.

E stasera si replica: lo Zar Fedor ritorna sul ring, contro un illustre sconosciuto, un indiano che vanta due match da professionista. La retorica del freak show può giovare al movimento delle arti marziali miste? Non ne siamo convinti: Kimbo vs Shamrock, Crocop vs Gonzaga, Fedor vs Singh Jaideep (kickboxer, un gigante di quasi due metri per oltre 100kg...), lo stesso Aoki vs Sakuraba, sono match che serviranno sicuramente a rimpinguare le casse dell'organizzazione di riferimento, ma che difficilmente offriranno agli appassionati match memorabili, col rischio di offuscare un'immagine carica di ricordi di imprese, con prestazioni opache raggranellate quando il viale del tramonto è già stato percorso.

Onore a Sakuraba, pollice verso per Rizin. Le MMA si evolvono, i regolamenti tutelano l'incolumità degli atleti. Ritornare a regolamenti vetusti, servirebbe unicamente la causa dei detrattori delle arti marziali miste, che aspettano qualsiasi assist dal movimento, per continuare nelle loro infinite invettive sulla violenza, la slealtà, la pericolosità insita nel nostro sport.

Noi ne faremmo volentieri a meno, e Voi?

 
 
 

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