Taglio del peso, parla Filippo Leone (ADCC-SHOOTO): "È una questione di etica..."
- A.L.
- 23 dic 2015
- Tempo di lettura: 11 min
È ragionevole, comprensibile, inevitabile che il nome Yang Jian Bing non possa richiamare alla Vostra memoria alcun ricordo di rilievo. Magari lo starete associando ad un fast food di cibo cinese, oppure al motore di ricerca Microsoft. Yang non ha vissuto abbastanza, per scrivere il suo nome nella storia, morendo a soli ventuno anni. Era un fighter, un lottatore di MMA. Come ogni cinese che si rispetti avrà esordito col sanda, una sorta di kickboxing esteticamente poco godibile, mutuata grossomodo dal kung fu.
Yang è morto qualche giorno fa, prima di salire sul ring della “One Championship”, promozione filippina di arti marziali miste.
Yang tagliava il peso: per poter rientrare in categoria, si sottoponeva ad estenuanti sedute di sauna, e cercava di promuovere la disidratazione con qualsiasi mezzo. Tralasciamo le questioni relative al bilancio elettrolitico di un soggetto disidratato, ma va da sé che, se è vero che l’acqua è il principale componente del corpo umano, è facile intuire le problematiche legate alla pratica in oggetto. Il rischio c’è, ed è evidente: gli organi interni vengono sottoposti ad uno sforzo sovrumano, le difese immunitarie crollano.
La pratica è diffusa tra i professionisti, ed inizia a diffondersi tra i dilettanti in modo preoccupante: freak show che permette di “perdere” 10kg in una settimana, o ultima frontiera della preparazione atletica del fighter? Lo abbiamo chiesto a Filippo Leone, presidente e direttore tecnico del circuito ADCC-SHOOTO ITALIA, figura di rilievo nel panorama delle MMA italiane, che ci ha concesso una lunga intervista, in cui ha esposto nei dettagli il suo personalissimo convincimento, nel corso di una telefonata piuttosto cordiale.

CN:"La ringraziamo per la disponibilità! Andiamo subito al sodo: la notizia di un atleta cinese recentemente deceduto a causa (pare) della diffusissima pratica del taglio del peso, riporta nella centralità del dibattito questo argomento piuttosto controverso."
FL:"Sì, purtroppo pochi giorni fa è stato annunciato il decesso dell’atleta Yang Jian Bing prima di un match nel ONE FC. Credo sia giusto onorarlo e ricordarlo nominandolo!"
CN:"Da Presidente e Direttore Tecnico Nazionale di una realtà in costante espansione (le promotions ADCC-SHOOTO Italia, n.d.r.) nonché di arbitro internazionale, come considera la pratica del weight cutting?"
FL:"Il primo pensiero che mi viene in mente, allo stato attuale delle cose, è definirla come ‘un’insana abitudine emulativa’; guardando il panorama italiano vedo spesso il tentativo di emulare ‘con il paraocchi’ in tutto e per tutto le grandi promotions e i grandi campioni del nostro sport, arrivando anche a situazioni estreme, che vengono considerate normali anche a livelli minori!
Il taglio del peso è una pratica presente da sempre in qualsiasi sport da combattimento che ormai negli ultimi anni è diventata di attualità perché spinta al limite: credo sia evidente a tutti che un conto è tagliare 4-5 Kg per rientrare nella propria categoria di peso, tutt’altro discorso perderne invece 15 o 20 per raggiungere un peso spesso fisiologicamente non proprio! Le implicazioni delle due situazioni sono decisamente diverse.
Il taglio del peso nelle MMA ha assunto i connotati di un rito preparatorio e direttamente legato al rito della cerimonia del peso, appuntamento che a livello di grandi promotions è praticamente diventato un evento nell’evento: pensate ad esempio a livello mediatico cosa è oggi la cerimonia del peso nell’UFC con riprese televisive, media presenti, visibilità per gli sponsor, rituali degli atleti che fanno impazzire i fans catalizzandone l’attenzione….qualcuno dirà “questo è business amico mio!” ed io rispondo “si amico mio, capisco! Ma per me incolumità degli atleti ed etica sportiva sono più importanti o viaggiano comunque alla pari del business, soprattutto quando è possibile trovare soluzioni che accontentano tranquillamente tutte le parti in causa!”.
CN:"Quanto è diffusa la pratica, a suo modo di vedere, tra i professionisti?
FL:"A livello professionistico è una pratica molto diffusa e radicata, sicuramente sono la minoranza gli atleti che ‘vivono’ la loro vita di tutti i giorni pochi kg sopra il loro peso di gara. Soprattutto ai livelli maggiori tra i professionisti dei principali eventi, dove la ricerca della performance e del risultato vengono spinte all’estremo, diventa normale sfruttare i regolamenti a proprio favore visto che non esistono ancora normative specifiche tese ad arginare o scoraggiare l’uso estremo di questa pratica."
CN:"Sempre secondo la sua opinione, quant’è professionale un fighter che “taglia” venti kg prima di un incontro, per combattere in una categoria di peso che non gli appartiene?"
FL:"Sinceramente non porrei l’attenzione sugli atleti e non parlerei della loro professionalità nell’ambito di questo argomento, porrei di più l’attenzione del discorso su temi quali incolumità fisica e salute nonché etica sportiva.
Sono le promotions o i circuiti che devono arginare e regolare tale fenomeno modificando regolamenti ed abitudini a cui gli atleti dovrebbero poi adattarsi. Sono sempre le promotions, in sinergia con i tecnici, che devono educare quindi in tal senso gli atleti fin dal livello dilettantistico.
Eticamente posso condividere un taglio di peso ponderato: non condivido il massiccio taglio e reintegro di peso, che poi a volte porta alcuni atleti a disputare il match con un peso che magari è di una o due categorie sopra, rispetto a quella fissata per l’incontro che devono disputare! Mi viene spontaneo lanciare una provocazione: a questo punto allora aboliamo le categorie di peso! Perderemmo in credibilità, ma guadagneremmo in coerenza!"
CN:"Che senso ha esporre a rischio reni, fegato e cuore in una realtà in cui il gioco (spesso) non vale la candela? I cavalli zoppi alla lunga vengono abbattuti, mi si passi la metafora un po’ cruda e volutamente provocatoria…"
FL:"I rischi di questa pratica credo siano più o meno noti a tutti.
Le tecniche principali adottate per ridurre il peso dell’atleta sono riduzione della massa grassa e/o la disidratazione, per poi reintegrare i Kg persi (o più Kg possibili) nel tempo che passa dal momento della sessione di controllo del peso al match vero e proprio.
Spesso, specialmente tra i dilettanti, la pratica viene condotta con improvvisazione, o tramite il passaparola mentre a livello professionistico gli atleti sono seguiti da staff di medici e nutrizionisti. In entrambi i casi un errore nel metodo, o spingere il limite troppo in là, può condurre a conseguenze più o meno tragiche (dal ricovero per problematiche fisiche più o meno gravi, fino al decesso!).
L’eccessiva disidratazione (conseguenza di una costante diminuzione dell’apporto di liquidi e di un uso a volte eccessivo di saune e/o diuretici) e la conseguente diminuzione drastica del liquido cerebrospinale nonché il sovraccarico di fegato e reni conducono a conseguenze che possono essere drammatiche."
CN:"Sapevo che ci fossero controindicazioni, ma addirittura il liquido cerebrospinale?"
FL:"Parlane con un medico, e ti dirà che quella è una conseguenza fisiologica. Vuoi che aggiunga altro? Andiamo dal rischio di collasso cardiocircolatorio, all'infarto cardiaco; il rischio di danni cerebrali, in caso di colpi alla testa, è decisamente maggiore. C'è un recente studio che ha messo in relazione il tempo di reintegro dei liquidi nel fluido cerebrale. Ci vuole più tempo. Puoi facilmente immaginare cosa significhi nel corpo di un atleta che ha tagliato drasticamente il peso: sono semplicemente più suscettibili di subire danni cerebrali.
CN:"Il problema si verificherebbe soltanto in caso di colpi alla testa, o..."
FL:"Va considerato anche l'aspetto nutrizionale. L’abitudine è quella di portare avanti una dieta minimale, addirittura il digiuno negli ultimi giorni. Ne consegue che lo stress porta l’atleta ad avere un quadro pisco-fisico che sicuramente non può supportare una buona performance atletica!
In sostanza parliamo, nei casi peggiori, di un susseguirsi di potenziali eventi traumatici: disidratazione massiccia, reidratazione rapida e quindi il match! Il corpo non è esattamente una spugna per la doccia.
Per me non è tanto una questione di gioco e candelam o di convenienza nel farlo in base a quanto si viene pagati: dal duplice punto di vista di incolumità fisica e di etica sportiva non faccio distinzione tra dilettanti e pro, o in base a quanti soldi circolano!
Io sono all’antica: la salute e la vita vengono prima di tutto, a qualsiasi livello.
Anche se ci sono diversi metodi e tecniche più o meno rivoluzionarie per attuare questa pratica, sono convinto che, alla lunga, un uso estremo di tale prassi abbia più lati negativi che positivi!"
CN:"Ha mai suggerito ad un proprio atleta di seguire la pratica in oggetto?"
FL:"NO! Per me il taglio del peso è andare ad eliminare al massimo 4 o 5 kg nella fase di preparazione del match. Lavorando in sinergia con un nutrizionista e un preparatore atletico, si va ad individuare il peso ottimale dell’atleta e quindi la categoria di peso più adatta alle sue caratteristiche fisiche, tecniche, all’età e ad altri indicatori. Personalmente ritengo che l’atleta debba combattere nella categoria di peso più vicina al suo peso naturale e quindi, al massimo, vivere pochi kg al di sopra di essa, senza dover fare tagli drammatici e reintegri smisurati: credo sia la via migliore per potersi misurare in combattimento al pieno delle proprie qualità psico-fisiche e avere un corpo performante!"
CN:"Insomma: niente pizza e torta nelle sei settimane che precedono il match..."
FL:"In parole povere..."
CN:"Che risultati può ottenere un atleta che taglia drasticamente il peso? Parlo dei tagli importanti..."
FL:" Propongo ai più curiosi di fare una piccola ricerca documentale: considerate tutti i campioni che detengono o hanno detenuto una cintura nelle principali promotion mondiali di MMA e catalogateli in base a quanti kg tagliano per rientrare nella propria categoria di peso e sono quasi certo che scoprirete che:
1 – gli atleti che effettuano un taglio di peso estremo (2 o più categorie di peso) spesso sono stati delle meteore. Magari hanno anche vinto ed impressionato, ma sul breve periodo ed inoltre in percentuale combattono meno;
2 – gli atleti che effettuano un taglio del peso minimo sono quelli che hanno più costanza di risultati e di performance atletiche ed inoltre in alcuni casi hanno maggiore percentuale di continuità di match disputati e chiediti il perché...;
il tutto è poi influenzato dall’età e dagli eventuali infortuni."
CN:"In Italia, nonostante i risultati internazionali ci abbiano spesso smentiti, si fa un gran parlare di professionismo: un fighter professionista è tale solo a due mesi dall’incontro, o vive da professionista tutto l’anno (allenandosi e mantenendosi “in shape” non solo in imminenza degli eventi che lo vedono protagonista)?"
FL:"Sono uno della "old school", sudore, disciplina, lacrime.
I miei vecchi insegnanti dicevano spesso due frasi quando si parlava di giovani agonisti di belle speranze: “professionista non si nasce, si diventa!”, cioè non sei professionista perché pensi di esserlo tu o perché sono altri che te lo dicono o perché dedichi molte ore del giorno ad allenarti. È il tuo curriculum che parla, il tuo score, il tuo storico, i tuoi risultati, il tuo palmares di titoli vinti in sigle note e riconosciute…Oggi in Italia ci sono atleti che si definiscono professionisti, con uno score di 1 match dilettanti e 1 match pro, o che vantano titoli mondiali pro in sigle nate apposta un paio di mesi prima per certificare il match: su questo sono molto crudo e realista, ma non mi dilungo non essendo argomento dell’intervista! E, sempre citando i miei vecchi insegnanti, "“un atleta non deve pensare troppo ma deve fare e lavorare se vuole raggiungere i massimi livelli! Deve ascoltare il suo coach e fare solo tre cose: allenarsi duramente e con continuità, fare una vita equilibrata relativamente al peso e non rompere i c…..i!” In sostanza gli atteggiamenti da "fighette" o star televisive precoci lasciamoli ad altri sport, nel nostro devi guadagnarti tutto. Poi, quando hai dimostrato e vinto qualcosa, allora puoi anche divertirti a fare la star…..ahahahahahah (sghignazza).
Chi mi conosce bene sa che con gli agonisti riassumo il tutto in ‘queste sono le regole: io do tutto per te e tu rispettale, altrimenti lì c’è la porta, e puoi andartene ora per non farmi perdere tempo!”.
Mi sembra quindi evidente come la penso: se vuoi fare il professionista lo sei tutto l’anno soprattutto se ambisci ai massimi palcoscenici e a diventare un campione di questo sport! Agli agonisti dico spesso: “Provare a diventare un campione di MMA non è difficile! Basta che ti alleni tutti i giorni, dai tutto te stesso e credi sempre in te stesso e in chi ti allena e poi vinci sempre…..semplice no?” Lo so che è duro vivere così, ma fa parte del gioco: ragazzi, non ve lo ha ordinato il medico di diventare agonisti e ambire al professionismo….diventare dei campioni costa grandi sacrifici e non ci sono scorciatoie!
Chiaramente non ci si può allenare al massimo dell’intensità ed essere al top tutto l’anno, ma è importante mantenere una discreta condizione fisica e tecnica anche lontano dai match, con duplice vantaggio: non dover fare ogni volta un drastico taglio del peso degno delle fatiche di Ercole, ed essere nella condizione di poter accettare magari un match importante con poco preavviso! Per me non sei un professionista serio se sei diligente e metodico solo nei due mesi prima del match…"
CN:" Piuttosto esauriente! Che spettacolo rischia di offrire alla platea, un atleta che ha tagliato quindici kg in quattro giorni, reintegrandone 20 nel giorno del match?"
FL:"Su questo non sento di potermi esprimere in maniera netta: dati alla mano c’è chi poi disputa match sotto tono e di basso livello tecnico, mentre ci sono anche eccezioni ed atleti che invece riescono comunque a disputare ottimi match! Ogni atleta è un mondo a se stante.
Mi ripeto: il fulcro del discorso è piuttosto per quanto tempo l’atletà può ripetere tale drastica procedura e quali sono i danni al suo fisico nel tempo?"
CN:"È un po’ “barare”, o crede sia una pratica accettabile?"
FL:"Non parlerei di barare, si bara quando si va contro le regole! Qui il discorso è più ampio.
Parlerei di etica sportiva: due atleti devono combattere a 84 Kg, entrambe nel peso il venerdì e poi il sabato, al momento del match, uno si presenta con 86 e l’altro magari a 95! Vi sembra corretto? Soprattutto in uno sport basato su un mix di striking e grappling, aree di combattimento dove in maniera diversa peso e forma fisica possono essere determinanti; a me non sembra per niente corretto e quindi, come già detto, arrivati a questo punto perché non abolire le categorie di peso!?!? (chiaramente la mia è una provocazione!)
Se esistono dei limiti di categoria vanno rispettati e non dovrebbero esistere tolleranze o eccezioni, o peggio sotterfugi."
CN"Ormai è piuttosto chiara la Sua posizione di totale contrarietà a questa pratica. Quali sarebbero, a suo modo di vedere, le strategie e le pratiche adottabili per limitare al minimo il ricorso al taglio del peso?"
FL:"L’argomento è di attualità infatti in questi giorni i rappresentati di alcune delle maggiori promotions internazionali di MMA si ritrovano per discutere dell’argomento e valutare delle soluzioni.
Sono contro l’utilizzo estremo di questa pratica soprattutto perché mi interessa l’incolumità fisica degli atleti di ogni livello e poi, come ho appena spiegato, per motivi etici!
Personalmente ritengo percorribili le seguenti strade per controllare e arginare il fenomeno:
1 – partire ad educare gli atleti fin da dilettanti. Gli insegnanti non devono spingere gli atleti a maniacali tagli del peso, ma individuare la categoria più consona ed educare gli atleti ad una vita sana ed equilibrata a livello alimentare. Inoltre gli insegnanti devono educare gli atleti a ‘stare nel peso’ , dando la dovuta importanza al rispetto delle regole: troppo spesso sento ancora frasi tipo ‘Eddai fallo combattere anche se è fuori di solo 2 Kg” oppure “In quel circuito neanche li pesano prima del combattimento e li abbinano in base ai pesi dichiarati dai coach”. Nel nostro circuito applichiamo le regole e non ci siamo mai fatti problemi a squalificare o sanzionare gli atleti fuori peso di conseguenza oggi c’è maggiore precisione di tecnici ed atleti in tal senso;
2 – inserire la sessione di peso, sia per dilettanti che pro, nello stesso giorno dell’evento. Indicativamente per un galà serale, fissare il peso verso l’ora di pranzo o nel primo pomeriggio in modo che non passino troppe ore e non avere il tempo per attuare reintegri di peso spropositati. Inoltre prevedere la visita medica dopo la sessione di peso, in modo da vietare il combattimento ad un atleta che non venga ritenuto idoneo a causa di un drastico taglio del peso e di conseguente stato fisico con condizioni cliniche non ottimali;
3 – poiché nelle grandi promotion la cerimonia del peso è ormai un rito mediatico che attira pubblico e sponsor, si potrebbe mantenerla il giorno prima ma prevedere poi nuovamente il peso degli atleti il giorno stesso del match seguendo una di queste procedure:
o pretendere che il peso degli atleti sia superiore al limite della categoria di peso entro una certa percentuale fissata dal regolamento (ad esempio: categoria -77, i due atleti non devono superare gli 80 Kg), oppure pretendere che il peso degli atleti sia nuovamente entro il limite fissato dalla categoria come nel giorno precedente (questa è la soluzione che preferisco, la più "etica" e leale). Personalmente se c’è un match a -77, Kg io voglio vedere due contendenti che si misurano entrambe in quel peso!"
CN:"Non si rischierebbe di gettare il movimento in una sorta di limbo dell'incertezza?"
FL:"Forse, ma allora si potrebbero aggiungere alcune categorie di peso in più, diminuendo l’intervallo di Kg tra una e l’altra: è un’idea a volte ventilata da alcuni operatori del settore.
Chiaramente, fissata la regola bisogna applicarla e, a qualsiasi livello, punire i trasgressori con squalifiche o multe, o decurtando la borsa del trasgressore del 40/50 % .
Non credo siano soluzioni fuori dal mondo ma strade percorribili per riportare il fenomeno entro limiti meno estremi e che non vanno a intaccare il lato sportivo, mediatico o economico delle promotions principali a livello professionistico ma che soprattutto preservano l’incolumità fisica degli atleti!"
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