L'importanza di chiamarsi Euclydes
- Cage News
- 3 dic 2015
- Tempo di lettura: 5 min

La storia è un film privo di sceneggiatura. Non si spiegherebbero altrimenti le concause di circostanze che hanno permesso al mondo di apprezzare un fighter che è la storia stessa dello sport da combattimento. Siamo agli albori, la gabbia non è ancora uno spazio in cui affrontarsi, nel Brasile degli inizi del secolo scorso. In una famiglia di commercianti, nella meravigliosa Rio de Janeiro, nasce Euclydes Hatem, quello che per molti passerà alla storia come Mestre Tatu. Il cognome tradisce le origini arabe della famiglia, originaria del Libano. Il nome però è ellenico, e riporta alla mente quell'abile matematico dei teoremi della scuola. Già, un matematico: perché in fondo, la lotta, è un po' come una partita a scacchi. E non venite a raccontarci che sul tatami non servano scienze come la fisica e la geometria. Il giovane Euclydes nasce nel 1914, quasi un anno dopo la nascita di un certo Helio Gracie.

È un ragazzino un po' paffuto, qualcuno racconta di un peso spropositato (114kg alla tenera età di 13 anni). Sarà forse questo dettaglio antropometrico a valergli il soprannome "Tatu", armadillo. Il fratello maggiore prova ad introdurlo alla pratica del canottaggio, per intervenire positivamente nello sviluppo fisico del ragazzo, per rimetterlo in forma. Ma Euclydes non apprezza molto il mare e i remi: è un ragazzo di terra, un nato in settembre, sotto il segno della vergine.
Vuol sentire il tatami sotto ai piedi, ama lo scontro fisico leale, è un lottatore nello spirito. Il fisico non lo allena in palestra, come i body builder dei giorni nostri: solleva ogni genere di peso, dai mattoni ai camion...
Adesso, ci perdoneranno i nostri lettori, siamo costretti a compiere una leggera deviazione, la stessa che porterà Euclydes Tatem ad intraprendere un lungo percorso di allenamento, affidandosi ad uno dei migliori istruttori di lotta dell'epoca, quel Manoel Rufino che sfiderà pubblicamente i Gracie, autoproclamandosi miglior lottatore brasiliano, e sbeffeggiando i gli "eroi nazionali", tali erano ritenuti Carlos e fratelli.
Le fonti sono discordanti, perché è anche così che può nascere una leggenda: c'è chi sostiene che i Gracie si recarono personalmente in palestra da Manoel, dove lo ridussero malamente (un braccio e diverse costole rotte, varie escoriazioni). Chi ancora racconta di una sfida allo stadio di Fluminense. Ha vinto Gracie, ha vinto Manoel: non troverete mai un praticante di Luta Livre disposto a sostenere la vittoria di Helio, che in seguito a quell'incontro finì persino in carcere; non troverete mai un praticante di bjj disposto a riconoscere la veridicità delle fonti d'informazione dell'epoca, che sostengono la vittoria di Manoel.
È certo che Helio Gracie finì in carcere per una dozzina di giorni, a seguito di questa "intemperanza". Riprendiamo gli allenamenti con Manoel Rufino, così come Euclydes ebbe a fare, successivamente alla sfida con i Gracie: sono allenamenti basati su un sistema di lotta che Rufino apprese durante una permanenza negli Stati Uniti, una sorta di Freestyle Wrestling con sottomissioni, del tutto simile a quello che oggi ammiriamo negli eventi ADCC. Non ci sono ancora le rashguard e i pantaloncini coloratissimi cui siamo abituati, il Brasile non dispone ancora di un team di lotta olimpica, ed è facile intendere il perché: gli stili di wrestling più diffusi sono tutte arti lottatorie con tecniche di strangolamento e sottomissione, De Coubertin non le avrebbe considerate esattamente depositarie di spirito olimpico. Tatu continua il proprio impegno nel freestyle wrestling, che però non si chiamerà con questo odioso anglicismo esterofilo, perché i lottatori sono essenzialmente spiriti romantici, e se nascono all'ombra del Pao De Açucar, non possono che amplificarsi in tale direzione. Bando all'inglese, perché il portoghese suona meglio, è più carioca: la Luta Livre traduce perfettamente l'espressione "freestyle wrestling", ma ci aggiungiamo anche un aggettivo fondamentale, per screditare le opinioni dei già innumerevoli detrattori dell'epoca. Sarà "esportiva", con buona pace di chi considerava questo sport una violenta rissa. Tatu è un rullo compressore: già nel 1936 esordisce in campo internazionale, e nel 1940 si fregia del titolo "Benedito Valladares", una sorta di coppa del mondo di lotta, che lo vide contrapposto al campione in carica del tempo, il francese Charles Ulsemer.
Il '40 è anche l'anno dello scontro tra Tatu e George Gracie, nel corso del campionato mondiale di Lotta Libera: incontro dominato, arm-lock, e puoi partire coi titoli di coda. Nel corso della sua impressionante carriera, Euclydes Hatem non conobbe la sconfitta, anche se le cronache sono (ovviamente) discordanti in merito. È certo che affrontò ben tre volte un grande maestro giapponese, Takeo Yano, il cui contributo alla diffusione del Judo Kodokan in Brasile è ampiamente riconosciuto.
Il primo incontro si risolse a favore di Tatu, con uno strangolamento ai danni del giapponese. Lo spirito nipponico spinse Yano a chiedere una rivincita, che Hatem concesse senza troppa fatica, riconoscendo all'avversario l'utilizzo del Gi. Non c'eravamo, ma dev'essere stata una battaglia epica: Yano riesce ad annullare l'impressionante forza di Hatem, lo mette al tappeto, e nella caduta è il brasiliano a procurarsi un infortunio che gli impedirà dai difendersi dallo strangolamento del giapponese, che avrà vinto il secondo match. Quella sarà l'unica ed ultima volta che Tatu indosserà un gi. La faida deve concludersi, serve una "bella" per decidere chi sia il più forte. Tatu-Yano #3 avrà luogo quasi dieci anni dopo, nel 1947. Aveva l'umiltà del campione, quella che appartiene e caratterizza i veri "Gran Maestri": riconosceva il valore indiscusso del sistema di Helio Gracie. L'incontro tra i due sarebbe stata una sorta di Rumble in the Jungle in salsa carioca, o se preferite un Estrondo na Praia, visto il gran numero di spiagge assolate che ci sono da quelle parti... Continuò la propria opera di diffusione e sensibilizzazione nell'ambito delle arti lottatorie, affrontando avversari di vario stile e varia formazione, contribuendo in maniera fondamentale al movimento lottatorio brasiliano. Sono leggendarie le battaglie contro il polacco Norkem, descritto come una sorta di gigante Baba dell'est Europeo. E poi, ancora, la faida contro David Mesnik, altro lottatore di cui rimangono unicamente i dati anagrafici, a testimoniare una storia fatta di fatica, sudore, dedizione.
Contribuì in maniera determinante alla popolarità della lotta in sud America, formando maestri del rango di Fausto e Carlos Brunocilla, Hugo Melo, Antenor Silva, quest'ultimo primo medagliato in assoluto per il Brasile, in una competizione di lotta olimpica (1951, Buenos Aires). Se ancora vi state chiedendo quale sia il ruolo di Euclydes Hatem, nell'ambito delle arti marziali miste, provate a cercare tra i nomi dei suoi allievi più recenti, e finirete col trovarci Marco Ruas, Denilson Maia e tanti altri nomi che hanno scritto la storia delle arti marziali miste. Euclydes Tatu ci ha lasciati qualche anno fa. Adesso insegna la luta livre agli angeli del cielo, dopo aver lasciato un'impronta indelebile nel mondo della lotta. E ci piace pensare che, per uno come lui, ci sarà certamente un tatami in paradiso.
Bom resto, Mestre Tatu!

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